Don Corleone made me an offer I couldn't refuse : deze recensie in het Italiaans over Corleone publiceren op Hund i snor of in beton vliegen. Dan is de keuze vlug gemaakt, nietwaar ?
CORLEONE è una delle tante anime musicali di
Roy Paci, e per molti versi la più sconosciuta al grande pubblico: quella che trae la sua ispirazione dalla lezione del jazz sperimentale e d’avanguardia, molto free in quanto a linguaggio e contenuti. E’ un percorso nel quale Roy non si improvvisa, anzi: è proprio questo, in verità, uno degli elementi fondanti del suo background musicale.
Il viaggio di Roy all’interno del jazz meno convenzionale inizia nel 1986, quando ha solo 17 anni, grazie al sestetto “As Sikilli” del sassofonista Stefano Maltese. Gli Zu e Trionacria, entrambe formazioni di jazz improvvisato e sperimentale da lui fondate e condotte tra il 1998 e il 2001, costituiscono altre due esperienze importanti di questo percorso, che Roy ha deciso di non voler abbandonare nonostante il fatto che, grazie al successo riscosso con Manu Chao e con Aretuska, il suo tempo per le collaborazioni e l’esplorazione musicale a tutto tondo si sia drasticamente ridotto. CORLEONE rappresenta così per Roy una sorta di “wake up call”, una chiamata alle armi per una sua dimensione artistica che negli ultimi tempi aveva dovuto accantonare.
Roy definisce CORLEONE la sua “viscerale profondità musicale. Quella profondità che viaggia dentro la mente, scava, è luminosa, ma non tiene conto dell’aspetto materiale della vita”. Basato su una costruzione teoretica ispirata alla numerologia (e più precisamente al numero 7),
Wei-Wu-Wei è tutto tranne un difficile e ostico album di freejazz come potrebbe sembrare a prima vista: al contrario, è un disco come sa comunicare, con modalità completamente diverse, la grande energia, poliedricità e sensibilità musicale di Roy Paci. Il jazz che si frequenta su Wei-Wu-Wei è un jazz solare, sperimentale e stemperato nei colori e nei suoni “terragni” della Sicilia e dei paesi mediterranei, a partire dai suoi preferiti: la Spagna, il Marocco, l’Algeria. In Wei-Wu-Wei c’è la musica “saracena”, di derivazione araba, c’è il canto guaritore degli gnawa, c’è il sole a picco delle processioni religiose nei movimenti lenti di alcuni brani, c’è l’accordeon argentino che riporta a casa nostalgie di sudamerica, addirittura un assolo di tip tap; ma al tempo stesso ci sono le strutture improvvisative e i picchi estremi del free jazz, riferimenti alla no wave newyorkese, le grandi contaminazioni di stile di progetti a là
Mike Patton come Fantomas e Mr. Bungle, echi di “Sketches of Spain” di Miles Davis, la ricerca interiore di John Coltrane e la grande lezione di Ornette Coleman.
CORLEONE sancisce la sua perfetta indipendenza e al tempo stesso complementarità con gli altri progetti di Roy Paci schierando una line up che, con le uniche eccezioni del trombonista
Giorgio Giovannini e di Roy stesso, è composta da musicisti esterni al giro di Aretuska: Carlo Actis Dato al clarinetto basso e al sax baritono, Sebastiano Bell’Arte al corno francese,
Luigi Lullo Mosso al contrabbasso e voce, Mirko Sabatini alla batteria, Vincenzo Vasi al theremin, basso elettrico, vibrafono, strumentazione giocattolo, elettronica e voce. A questa formazione si aggiungono poi gli ospiti: lo scrittore Carlo Lucarelli, Mohamed El Badaui per il canto gnawa che arricchisce “Meglio un bombardìno che bombardino”; Antonello Salis e il suo accordeon; Andrea Mugnai e il suo assolo di tip tap in “Armoniaca”; Mike Patton e la voce di una vera leggenda del rock, nel brano “Tutto diventerà rosso”; Luc Ex Acustic al basso su “Tutto diventerà rosso” e la conclusiva “Tromba l’oeil”. I 7 “skit”, o intermezzi, costruiti su un’unica melodia di sette note, che inframmezzano le otto composizioni di CORLEONE sono stati invece “firmati”da altri artisti, incontrati da Roy Paci lungo la sua strada di musicista poliedrico e “aperto” a ogni tipo di contaminazione: Loozoo, Wang Inc., Marco Messina, Populous, A034, Loz vs. Yxlk, Lorenzo Brusci Timat sono i “manipolatori” sonori che si sono presi in carico la melodia base e l’hanno ambientata a modo loro, con risultati stupefacenti.
Ciascuno degli otto brani di Wei-Wu-Wei è accompagnato da una dedica: a voi il piacere di scoprire a chi, scorrendo la tracklist. La seconda cosa da dire è che se “Come live your life with me” ha una melodia che vi sembra di avere già sentito da qualche parte, è perché l’avete già sentita da qualche parte: si tratta dell’unica composizione non firmata da CORLEONE bensì da Nino Rota. L’ultima cosa da dire riguarda il titolo:
Wei-Wu-Wei. E’ un espressione confuciana, che Roy ha preso in prestito non tanto per giocare a fare il filosofo ma perché la sentiva adatta a sé. Significa “
agire-non-agire”, e sta a rappresentare quella capacità di agire e di operare in quiete, senza cedere alla furia e all’impeto della propria carica personale. “Voglio agire e dare le mie risposte nella musica”, aggiunge Roy. “E frenarmi un po’ fisicamente. L'idea di qualcosa di forte che agisce in modo poco evidente e silenzioso, ma con grandi effetti, mi attira molto".